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L’anello magico.
Nel secondo libro della Repubblica, Platone narra del pastore Gige e di un anello che rendeva invisibile colui che lo indossava. Le prime storie di anelli magici risalgono, dunque, all’antichità classica.
Miti e leggende narrano di anelli dai poteri straordinari, capaci di conferire particolari abilità o concedere desideri e incantesimi come l’amore e la felicità. Nella mitologia nordica e norrena il più famoso è l’Anello del Nibelungo, che dava un potere di dominio sconfinato; in quella ebraica ritroviamo l’Anello di Salomone, che aveva la proprietà di rendere quest’ultimo onnisciente e di parlare con gli animali; nella tradizione araba, Aladino riceve dal mago Maghrabi un anello che gli permette di evocare un genio.
Propiziatori, protettivi o evocativi che siano, gli anelli magici destano in me un certo stupore; alla funzione ornamentale si aggiunge un contenuto ermetico e misterioso e i misteri mi hanno sempre affascinata.
Enigmi irrisolti, inspiegabili apparizioni, codici indecifrabili e bizzarre coincidenze, che non trovano spiegazioni plausibili o univoche, hanno catturano la mia attenzione fin da quando ero bambina.
Uno di questi è il misterioso Quadrato magico del Sator, un’iscrizione che nel corso dei secoli è apparsa in diversi luoghi, anche molto lontani tra loro.
L’iscrizione compare ovunque in lingua latina, in una sequenza di parole dal significato oscuro e che molti studiosi hanno tentato di decodificare.
‘SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS’
La sequenza delle parole è quasi sempre la medesima. Talvolta inizia dall’ultimo lemma e finisce col primo. La scritta è palindroma sia in orizzontale che in verticale. Nonostante in molti si siano impegnati a ricercare un senso in questa sequenza, esso rimane tutt’oggi un interrogativo senza risposta.
Ma è proprio il mistero a rendere questo quadrato così interessante.
L’impressione è che abbia un simbolismo magico, carico di significati oscuri, al punto da diventare un talismano o un amuleto presso alcune comunità, che ne hanno riprodotto la formula su manufatti o addirittura su prodotti commestibili.
L’interesse e l’attrazione per il quadrato del Sator, mi ha fatto pensare di creare un gioiello scaramantico nel quale includere l’iscrizione in esso riportata e farne una sorta di portafortuna o un oggetto apotropaico, un po’ come il corno contro il malocchio, caro alla cultura partenopea.
Un anello è un ornamento, un giocattolo da indossare (secondo l’etimologia del termine ‘gioiello’, che deriva dal latino ‘iocus’); ma qui oltre all’estetica dell’oggetto in sé ci sono anche tanti significati nascosti. Subito salta all’occhio che alcune lettere sono specchiate, probabilmente invitando alla lettura palidromica e bustrofedica, alternando il verso da sinistra a destra e da destra a sinistra di tutta la frase. Che sia solo un rebus, un gioco di parole?
È divertente avere un gioco enigmistico sul dito, penso.
Nel corso della storia il quadrato del Sator si è legato a simboli mistici, religiosi, esoterici, ma anche iniziatici, alchemici e matematici.
Comunque lo si voglia intendere, il suo mistero resta immutato nel corso dei secoli e risulta un codice tanto incomprensibile quanto sconosciuta è la sua origine.
Attribuire a un gioiello valenze magiche o poteri arcani è qualcosa che non trova fondamento nella realtà, ma non bisogna sottovalutare il potenziale suggestivo di un’idea o una credenza, tanto più se questa è condivisa, e soprattutto il potere evocativo delle parole. La parola, infatti è un concetto, ma anche immagine. Molte immagini sorgono nella mia mente quando vedo scorrere le lettere sulla superficie dell’anello…
SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS
Cosa si cela in questa frase, che sembra avere poco senso? Quale era l’intenzione di chi l’ha formulata? La semantica di questo brevissimo testo è un enigma e sul suo significato si sono fatte molte speculazioni. Non si deve essere per forza persone di fede per individuare nell’iscrizione la crux dissimulata all’incrocio della parola TENET e il legame con l’iconografia cristiana. In verità c’è molto di più.
Per prima cosa la parola SATOR, (dal latino ‘serere’, seminare) che è il soggetto di questa frase: colui che semina. Nelle scritture Dio è spesso definito come il Seminatore, come in una nota parabola. Questo ha fatto pensare a un codice di riconoscimento diffuso tra i primi cristiani, che forse temevano le persecuzioni e dissimulavano il proprio credo religioso. Se fossero stati i primi cristiani a pronunciare quelle parole, come una specie di invocazione o di preghiera, un Padre Nostro in poche righe?
In realtà le iscrizioni più antiche riferite al quadrato del Sator sono antecedenti al 79 d.C., anno in cui Pompei fu sepolta dall’eruzione del Vesuvio. È proprio a Pompei che gli archeologi trovarono le parole incise sulla casa di un panettiere divenuto influente e anche sulla Palestra Grande. Le testimonianze storico archeologiche non danno notizia di comunità cristiane ivi insediate, dunque il quadrato del Sator deve avere un’origine pagana.
Ma ne siamo proprio sicuri?
Osservo l’anello e l’iscrizione incisa e penso al corso degli eventi, immagino Pompei sommersa dalla lava, cerco di ricostruire una storia, l’intento di qualcuno dietro a questa frase.
SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS.
‘Il Seminatore con l’aratro tiene con cura le ruote’. Cosa vuol dire?
AREPO è un hapax legomenon, cioè non compare in nessun altro testo.
Forse è un termine di derivazione greca, che indica la falce, oppure viene dalla lingua celtica e indica il carro, forse l’aratro, e questo spiegherebbe la presenza della parola ROTAS, le ruote.
E se Arepo fosse il nome di un uomo, un contadino bravo ad arare il suo campo, oppure qualcuno avesse semplicemente forzato un po’ la mano per chiudere il rebus del quadrato in riferimento alla parola OPERA letta al contrario?
Stringo l’anello tra le dita e provo a immaginare il timore di qualcuno che si nasconde, che non vuole essere scoperto, che crede in un Dio buono che salva e si convince che andrà tutto bene, ripetendo a se stesso la sequenza di parole del quadrato magico. Tutto andrà bene. Il quadrato è una protezione.
“Questo anello è un amuleto”, penso rigirandolo tra le dita…
Il quadrato è una forma perfetta, che trasmette un senso di stabilità e di equilibrio. Simboleggia l’universo creato (terra e cielo), in opposizione al non-creato e al creatore, quindi è l’antitesi del trascendente. Però c’è dentro l’idea di un divino seminatore che ara la terra con un aratro. Un’immagine legata al mondo antico e alla vita dei campi, ma anche all’idea di un lavoro portato a compimento con una certa cura.
Il Sator in questione potrebbe essere riferito a Saturno, dio delle messi e dell’agricoltura. L’immagino come un tipo severo, barbuto che vuole solo far bene il suo lavoro.
Torno a guardare la scritta sull’anello. Lucido un po’ l’incisione e non posso non notare che le O hanno un punto in mezzo. Il cerchio col punto al centro è il simbolo del Sole, l’ho visto migliaia di volte.
È anche il simbolo dell’oro nella tradizione alchemica.
Fino al Rinascimento gli alchimisti si sono dati un gran da fare per trovare la formula che trasforma tutti i metalli vili in oro. Nulla di tutto ciò ha a che fare con la chimica o con un qualunque fondamento scientifico. Un vano tentativo di esercitare le arti magiche.
L’anello, però, ha qualcosa di magico. Forse si tratta soltanto di una mia suggestione, ma mi sento bene quando lo indosso e mi da una carica positiva.
Il Sole e l’oro, sono splendenti, simboli di vita, energia e ricchezza. Simboli beneauguranti, di buon auspicio.
Il quadrato del Sator doveva essere un portafortuna.
È stato ritrovato soprattutto su edifici religiosi, scolpito o inciso nella pietra. Qualcuno afferma che il quadrato fu un simbolo caro ai Cavalieri Templari.
Pare che tra il XII e il XIV secolo l’incisione sulle abbazie cistercensi e sulle cattedrali fu largamente diffusa dall’Ordine del Tempio. I Templari, a un certo punto, diventarono molto ricchi e potenti, tanto da dare fastidio.
Se fosse una specie di codice segreto, un modo criptato di trasferire informazioni solo a qualcuno appartenente a una cerchia ristretta e in grado di comprendere il messaggio? Probabilmente non lo sapremo mai. Ma è interessante scoprire che anche i matematici si sono dati da fare per rivelarne l’enigma attraverso una spiegazione logico razionale.
Sembra infatti che il quadrato del Sator abbia la struttura di una matrice algebrica in cui le lettere corrispondono a numeri, secondo il metodo della ghematria ebraica. Questa dottrina attribuisce una correlazione a parole o frasi e numeri. Tale procedimento può essere applicato anche alla lingua greca (isopsefia) o a quella latina. La lettura in chiave matematica apre la strada a nuove possibilità di decrittazione; mentre le parole sono suscettibili di interpretazioni, i numeri sono un linguaggio universale.
Una specie di compiacimento , misto a eccitazione mi pervade. Mi piace pensare che l’anello custodisca anche una struttura geometrico matematica una scrittura in codice numerico che nessuno ha ancora capito.
Al di là di tutte le possibili interpretazioni il quadrato del Sator rimane avvolto nel mistero ed è a questo che si deve il suo fascino. Dentro a questa iscrizione palindroma è nascosta la chiave di un segreto che forse nessuno sarà in grado di svelare. L’anello, però, l’ho fatto con le mie mani e se è vero che l’energia si trasferisce anche in termini quantistici, come interazione, ci dev’essere in quest’oggetto la forza antica del quadrato magico, che non ha mai smesso di proteggere, sommata alla mia intenzione creativa.
Indossarlo, comunque, mi rassicura.
si possono ordinare le lettere in modo da formare una croce con le parole pater noster.
Avanzano due A e due O che possono essere interpretate come Alfa e Omega, simboli cristiani di inizio e fine.
In ogni caso un enigma al dito.
Per ricordarsi chi come e perché.
Grazie glix
Grazie a te, Maurizio!
Ho tralasciato volutamente questa interpretazione, che viene invalidata da ritrovamenti molto probabilmente precedenti alla diffusione del Cristianesimo.
In ogni caso è molto interessante anche questa versione.
Una ricerca appassionata e fruttuosa la tua, Paulie. L’anello-amuleto è un pezzo esteticamente bello e armonioso. Evoca Il mistero, il sacro, la fede. il legame con la terra e l’energia del sole. Dev’essere una magia indossarlo e lasciarsi portare al centro dal gioco del SATOR, il centro dove ritrovarsi.
Grazie, Laura! Interessanti osservazioni su questo anello che per me ha un valore molto speciale.
Il seminatore evoca una forte simbologia di preghiera e di rinascita. Il seme è infatti il simbolo della vita che nasce dal buio e che germoglia dal nulla con forza inarrestabile.
È un’iscrizione che trasmette energia, un senso di protezione affidato a un’entità luminosa. Anello perfetto da indossare in questo periodo dove tutti stiamo rinascendo a vita nuova! Grazie Glix di questa intensa descrizione.
Bellissima interpretazione del Sator.
Grazie a te per il prezioso contributo.
Il gioiello sta nella cura e la passione della ricerca, la bellezza é quello che naturalmente ne consegue. Sei sempre un passo oltre.
Sempre profondi, pieni di ricerca, lavoro, conoscenza. Gioielli oltre…. Grazie glix
Grazie davvero, Giusy!
Un gioiello raffinato, prezioso, pieno di significato, evocativo.
Superbo.
Grazie Ella!
Sono felice del tuo apprezzamento.
♡