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Le origini
L’origine dell’orecchino, come quella di altri gioielli, risale all’epoca preistorica, alla prima Età dei Metalli. Come altri tipi di ornamenti, l’orecchino nasce come oggetto dal valore apotropaico, come talismano o portafortuna. I primi ritrovamenti archeologici hanno riportato alla luce orecchini di rame e bronzo; solo in seguito vennero realizzati in argento e oro.
Benché attualmente l’orecchino sia più indicato per una clientela femminile, anticamente esso nacque come segno di distinzione soprattutto maschile.
Sembra che l’orecchino più antico sia appartenuto a un uomo, un re sumero che governava la città stato di Ur (nell’attuale Iraq). Il significato di un simile ornamento nell’antichità era quello di regalità e potere. Anche il primo libro della Bibbia parla degli orecchini definendoli come talismani.
Uno dei primi modelli ritrovati consiste di una verghetta metallica ritorta in cerchio. Orecchini d’oro di forma più complessa risalgono al 2400-1900 a. C.; essi avevano la forma di una placca metallica lavorata, da cui pendevano lunghe catenelle terminanti in pendagli triangolari, come quelli diffusi nell’antico Egitto, dove erano considerati oggetti di valore e segno di status sociale elevato, destinati a uomini.
L’impero romano, l’antica Grecia, il periodo Ellenico
Durante l’impero romano il gusto per l’ornamento prezioso ebbe notevole impulso. Molto diffusi erano gli orecchini a forma di disco con appese divinità o fiori. Presso i Greci, l’orecchino fu un accessorio molto amato e ciò ne rese sempre più diffuso l’utilizzo anche in ambito femminile.
Nel periodo ellenico nacquero i primi bijoux, orecchini e gioielli in terracotta dorata, e Taranto divenne un centro fiorente di questa produzione oltre che dell’oreficeria classica. Gli orecchini ebbero larga diffusione tra un pubblico più vasto e anche presso popolazioni e tribù nomadi e per i ceti meno abbienti divennero ornamenti di uso e costume. Le divinità che adornavano gli orecchini di questo periodo erano Nike, dea della vittoria e Eros, dio dell’amore. Famosi anche gli orecchini pendenti che terminano con un uccello come il cigno , il pavone e la colomba, che rimandano a significati simbolici, mentre negli orecchini a cerchio si scolpiscono teste di leone, di toro, di lince e di gazzella.
Medioevo e Rinascimento
Il Medioevo vide il fiorire dell’arte orafa e, di conseguenza, una grande produzione di gioielli con gemme incastonate, perle e oro, ma in quel periodo gli orecchini erano considerati dalla Chiesa ornamenti profani, perché andavano a rovinare, con piccoli fori nel lobo dell’orecchio, l’opera perfetta del creato. Essi vennero, pertanto, vietati e banditi, se non per qualche rara eccezione.
Leggi suntuarie, sancivano norme disciplinari che regolamentavano il lusso e gli orecchini divennero ornamento di prostitute e cortigiane. In Italia, fu solo in Sicilia che l’uso degli orecchini resistette a queste restrizioni, entrando così nel costume e nella tradizione.
Gli orecchini divennero il gioiello più diffuso nel Rinascimento. Destinati ad un uso prevalentemente femminile, essi erano considerati un abbellimento del viso e segno di ricchezza per le donne di un certo rango. L’arte orafa si espresse in quel periodo in forme molto varie. Ritroviamo orecchini pendenti dalle forme di fiori, di uccelli e animali realizzati con l’inclusione di grosse perle irregolari in fregi smaltati. Dopo la fase di stallo nel Medioevo, durante il Rinascimento inglese ne ritroviamo molti esempi anche nei dipinti che ritraevano figure maschili.
Durante il 1500 l’orecchino ebbe la perla come protagonista d’eccellenza. Le dame nell’epoca rinascimentale amavano adornarsi di perle grandi ed irregolari provenienti dai mari del Sud, le cosiddette perle barocche.
Nella tradizione popolare vi fu un grande recupero delle proprietà terapeutiche delle pietre: le perle allontanavano le angosce e le malattie cardiache mentre il corallo rosso veniva usato per alleviare i dolori e per ridare allegria; il topazio curava la pazzia e il quarzo rosa aiutava l’amore. A questo periodo risalgono grandiose composizioni artistiche realizzate in oro massiccio e ricche di pietre preziose, per lo più colorate e lo sviluppo della grande tradizione orafa siciliana e partenopea, caratterizzata dall’uso di preziosi coralli e cammei finemente intagliati. I modelli italiani, con lievi trame e motivi a smalto, furono imitati in tutta Europa. Gli orecchini francesi ebbero forme eccentriche e stravaganti, come quelli citati nell’inventario di Maria di Scozia (1561) – e furono usati, sull’esempio di Enrico III, anche dagli uomini.
All’epoca era generalmente di moda che gli uomini indossassero orecchini. Questa usanza, nata in Spagna, si estese anche alla corte di Elisabetta I d’Inghilterra (1558-1603). In un ritratto forse di William Shakespeare, lo scrittore porta un orecchino all’orecchio sinistro e si ritiene che all’epoca questo fosse un simbolo di legame amoroso con una donna che ne indossava uno uguale. In quel periodo non furono solo poeti o nobili ad indossare un orecchino, ma anche personaggi più eccentrici e famigerati, da cui probabilmente deriva l’immagine attuale di questo gioiello nella sua declinazione al maschile. È l’epoca dei grandi viaggi per mare, l’apertura delle rotte commerciali verso l’Asia, e i marinai europei furono esposti alle culture nelle quali il body piercing era una pratica diffusa.
L’orecchino diventò il gioiello indossato da marinai e pirati come portafortuna, pensando che forando l’orecchio (punto dell’agopuntura che corrisponde alla vista) avrebbero potuto avere una migliore vista in mare e ottenere l’incarico di vedetta. Più comune è la funzione pratica dell’orecchino che, in caso di annegamento, qualora il mare avesse restituito il corpo su una spiaggia in terra lontana, sarebbe servito a pagare i costi della sepoltura. Taluni vi incidevano sopra il nome della città di provenienza, probabilmente nel desiderio che le spoglie potessero essere rimpatriate per ricevere degni funerali.
Più tardi, tra gli uomini di mare, si consolidò la prassi secondo la quale gli orecchini venivano indossati come trofeo a ricordo di grandi navigazioni, come l’attraversamento dell’Equatore o il superamento di Capo Horn.
In caso di navigazione da Ovest a Est, il gioiello veniva assicurato all’orecchio sinistro, quello rivolto verso il Capo, mentre navigando nella direzione contraria e molto più difficile, per via di venti e correnti, da Est verso Ovest si forava invece l’orecchio destro.
Lo sfarzo del Settecento
Nel 1700, nelle sale dell’alta società, l’orecchino divenne sempre più sfarzoso, prendendo la forma di fiocco o di merletto, il cosiddetto orecchino “en girandoles”. Il diamante iniziò ad essere largamente diffuso nell’oreficeria: l’orecchino doveva brillare anche la sera, alla luce delle candele, incorniciando il viso di una nobildonna. Se da un lato l’orecchino divenne segno di sfarzo e di vanità, dall’altro, proprio nello stesso periodo, ebbero origine gli strass, molto usati tra gli strati sociali più bassi; presso questi ultimi l’orecchino mantenne ancora un grande valore simbolico e propiziatorio.
Gli anni della Rivoluzione francese videro fiorire la cultura illuministica e il rifiuto degli eccessi del passato; la prudenza suggerì di occultare qualsiasi lusso e i gioielli, in generale, scomparirono, per ricomparire in tutto il loro splendore con l’avvento di Napoleone.
L’Ottocento e il recupero dello stile classico
L’imperatore di Francia, era amante del lusso e degli ornamenti preziosi e sua moglie dettò le regole di una nuova, sfarzosa moda di corte. Napoleone recuperò quel che restava dei gioielli della corona, distrutti o trafugati durante la Rivoluzione, facendoli riadattare per Joséphine Beauharnais da grandi gioiellieri come Nitot.
Le campagne d’Italia e d’Egitto riportarono in auge echi del passato e dell’epoca della Roma imperiale, di cui vennero emulati i gioielli, arricchiti di splendide pietre preziose e forme che ne ricordavano lo stile. Il celebre dipinto di Jacques-Louis David, in cui è immortalata la scena dell’incoronazione, è un manifesto del nuovo stile imposto dai sovrani. Le tiare, tra i gioielli più in voga, si accompagnarono spesso a parure e gli orecchini diventarono un complemento di grande bellezza e manifattura eccellente, rispecchiando lo splendore e la grandezza della corte di Francia.
Con la Restaurazione, l’aristocrazia impoverita tornò a uno stile di vita più sobrio e nel gioiello ebbe larga diffusione l’uso di pietre colorate e meno preziose. Gli orecchini si alleggerirono in fini filigrane, ispirate a quelle riscoperte nelle tombe etrusche del Lazio e rinvenute negli scavi di Pompei ed Ercolano proprio in quel periodo, mantenendo vivo il filone dell’oreficeria ispirata alla Roma classica, che era molto di moda all’epoca.
Con la rinascita economica degli anni ‘30 dell’Ottocento, si assistette a un rinnovato interesse per gli oggetti preziosi e i monili. Gli orecchini di questo periodo, ispirati a motivi naturalistici, divennero vere e proprie cascate di diamanti e di perle, in forma di piccoli bouquet, fiori, foglie, uccellini, piante.
Il Romanticismo e lo stile gotico
La seconda metà dell’Ottocento vide la diffusione del movimento romantico in tutta Europa. Nato in Germania alla fine del Settecento, il Romanticismo si consolidò soprattutto in Inghilterra, in ogni manifestazione artistica e culturale, riscoprendo uno stile goticheggiante, dagli echi medievali, talora lugubri, che in gioielleria si espressero nell’utilizzo di pietre con taglio cabochon, smalti e motivi che ritraevano dame e cavalieri e scene di vita di santi oppure forme come il quadrifoglio ed elementi architettonici quali l’arco ogivale, tipico delle cattedrali gotiche. Negli orecchini dell’epoca, come in tutta la produzione orafa di quel periodo, ritroviamo diversi simboli del linguaggio amoroso e religioso: il nodo, simbolo di legame sentimentale, il fiocco, fiori dal significato di pegno di amore e fedeltà e i tre elementi che simboleggiano le virtù teologali di Fede Speranza e Carità, cioè la croce, l’ancora e il cuore.
Si assistette a un periodo di austerità nella gioielleria, che vide l’uso delle perle come ornamento molto in voga e addirittura la diffusione di ‘gioielli da lutto’, talvolta dall’impronta macabra, contenenti piccole cavità in cui erano conservate ciocche di capelli o memorie di una persona scomparsa o addirittura monili realizzati dall’intreccio di capelli di un defunto. Fortunatamente, accanto a questa severità, ritroviamo gioielli molto più gioiosi, in particolar modo gli orecchini, in ogni foggia e stile, con diamanti, perle, gemme anche di poco pregio, ma di vari colori o semplicemente in oro, divennero un ornamento molto popolare, valorizzati da acconciature di capelli morbidamente raccolte sopra la nuca.
La Rivoluzione Industriale e le prime produzioni in serie
La Rivoluzione Industriale segnò l’avvento delle prime macchine e l’ottimizzazione dei processi produttivi. L’avvento della galvanostegia, che permette di ricoprire i metalli di un sottilissimo strato d’oro o argento, e della pressa consentirono la realizzazione di pezzi in serie in breve tempo. Gioielli, accessibili anche alla classe media, per via dei costi contenuti e della qualità non eccelsa della lavorazione.
Accanto a questa produzione di livello medio, la scoperta di grandi giacimenti in Sud Africa diede grande impulso alla diffusione dei diamanti, nei tagli e nelle montature più svariate. Gli orecchini si alleggerirono nel metallo, ma divennero molto preziosi per via di queste pietre, spesso accoppiate anche alle perle, anch’esse molto richieste.
Africa, Medio ed Estremo Oriente
Non sempre, però, gli orecchini hanno un significato ornamentale. In Africa, in special modo, gli orecchini hanno un significato magico, rituale e religioso. Le produzioni di oreficeria sono espressioni e simboli di prosperità e protezione. In Mali si infilano diciotto anelli nel lobo della futura sposa per allontanare malefici e maldicenze. Presso molte tribù sono diffusi orecchini a pendaglio, talvolta molto grandi, o l’inserimento nel lobo di un cilindro o un disco, botoque, sempre più grande che allarga il lobo fino alla dimensione del palmo di una mano. Tolto il botoque, il lobulo pende come una corda ripiegata, risultato che si ottiene anche con l’uso di pesanti pendenti.
In Medio Oriente sono molto diffusi gli orecchini a mezzaluna, forma che richiama il femminile materno, realizzati in argento, metallo prediletto nei paesi islamici, secondo la comune credenza che questo materiale abbia un significato propiziatorio.
La Cina ha una tradizione millenaria di produzioni orafe. La giada si preferiva a qualsiasi altra pietra preziosa e tutt’ora è molto usata. Ma anche le perle ricoprivano un ruolo importante nella cultura cinese, apprezzate e conservate come preziosi tesori, esclusivamente riservati ai nobili di alto lignaggio e alla corte reale. Le donne indossavano orecchini adornati di perle, oro, giada e pietre preziose sin dalla dinastia Han, e questi monili servivano allo stesso tempo a determinare il livello e l’importanza di una concubina: la regina indossava tre paia di orecchini con perle dell’Est, mentre le concubine solo uno. Ancora oggi la Cina è uno dei più grandi produttori di perle al mondo. In Giappone, invece, le donne non portavano orecchini fino a qualche decennio fa. È un paese nel quale l’orecchino si è cominciato ad utilizzare solo in epoca moderna e la foratura dei lobi delle orecchie è una pratica recente.
L’orecchino nell’era contemporanea
Gli orecchini sono giunti fino ai nostri giorni, carichi di storia e di significati. Per molti, uomini e donne, sono un accessorio irrinunciabile che caratterizza la figura e il volto. La passione per questo gioiello non è solo una questione di stile, ma è anche un elemento di seduzione; basta immaginare lunghi pendenti che accarezzano il collo o gocce scintillanti di diamanti che illuminano il viso, sottolineando femminilità e grazia. A volte sono accenti di colore, un gioco di geometrie e forme che rendono inconfondibile lo stile di una persona.
Prezioso o ready-to-wear, l’orecchino definisce la nostra identità e la nostra unicità. La varietà è tale da stupire. Il body piercing ha dato origine a una serie di declinazioni di questo oggetto, rendendolo una parte integrante del nostro corpo. Spesso dall’orecchino difficilmente ci si separa, a meno che non sia di grandi dimensioni. Al lobo o al padiglione dell’orecchio, all’esterno della narice e in qualsiasi altra parte del corpo, è il gioiello più diffuso in assoluto.
Antonio dice
Uno spettacolo di gioielli!!!
Glix dice
La storia è piena di esempi meravigliosi. La mano dell’uomo ha compiuto opere di grande pregio fin dagli albori.
Antonio dice
Uno spettacolo di arte e gioielleria..
Glix dice
Tanta storia in un piccolo oggetto…
Domenico Monorchio dice
Ho letto con interesse crescente la storia dell’orecchino e mi complimento con te per questo articolo che mi hai inviato e che superando di slancio i complimenti di rito mi ha affascinato.Ti ringrazio molto per avermelo inviato e augurandoti come artista di questi gioielli ogni migliore fortuna ti invio un caro affettuoso saluto zio Mimmo
Glix dice
Ciao, Miko!
Grazie mille!
Alessandra Landriscina dice
Adoro le storie, le parole antiche come monili, gli oggetti che collegano un secolo all’altro, genti lontane. Grazie.
Alessandra
Glix dice
Grazie a te, Alessandra!
Sulmondo dice
Bella ricerca, Molto interessante Glix!
Glix dice
Grazie! Spero a presto.